AGORA' 1991
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  Mercoledì 23 giugnooggi barzelletta per tutti
Un contadì chiama u garzò e gle dice: "Piglia illu sgavellu e va a mogne a vacca"
Passa 1 ora. Gnende
2 ore gnende. 3 ore gnende.4 ore gnende.
Dopo 5 ore rvene u garzò tuttu sudatu cò u sicchiu votu e cò u sgavellu su le mà: " Padrò!padrò! adè ore e ore che ce proo ma a vacca non se vole mette a sedè"

Elenco AUTORI vincitori finalisti  per la Sezione D "Poesia in dialetto Marchigiano"

 

  Cesare Angeletti
Rina Bontempi
  Diana Brodoloni
  Mario Buldorini
Giordano De Angelis
   Assunta De Maglie
Alvaro Norscini
   Brunella Giulioni
    Daniela Gregorini
  Fabio Macedoni
Tullio Mariani 
    Gabriella Paoletti
Giovanni Quondamatteo
         Anna Maria Ragni
      Giampaolo Ricci
Luca Talevi
   Emilia Violini
  Anna Zanconi
 

 

"Notte della poesia in dialetto Marchigiano"

Le premiazioni si effettueranno nella serata di sabato   29 Gennaio con inizio alle 20.30 presso il salone Don Claide Tarabelli di Appignano di Macerata.
L’organizzazione della serata prevede la lettura delle poesie da parte dei propri autori.
  
Verrà presentata l'antologia con le poesie vincitrici "Nuà"
 Un momento sarà dedicato alla solidarietà
"Associazione Comunità Giovanni XXiii"
 



 

Sensibilizzazione alla corretta ortografia della Lingua Italiana.
L'Italiano, nella maggior parte dei casi, si scrive come si legge. Le regole da ricordare sono davvero pochissime. In questa pagina un piccolo aiuto per non scrivere più in Italiacano.
La presenza della I afona in alcune parole come cielo, cieco, sufficiente. La frase "la gatta frettolosa fa i gattini cechi" non significa che la gatta ha procreato dei gattini che non ci vedono, ma che sono nati nella Republica Ceca (che un tempo con la Repubblica Slovacca formava la Cecoslovacchia). Il proverbio, un po' crudele, è: "La gatta frettolosa fa i gattini ciechi". Quindi non c'è nulla di male se la gatta fa i gattini cechi (a fare i gattini ciechi è invece un po' brutto...

 

"D'accordo. (Con l'apostrofo, perché significa che abbiamo preso un accordo.) E come la mettiamo coi 'typo' (ovvero gli errori di battitura)?"
I "typo" sono una piaga dello scrivere al computer. Pazienza, un errore di ortografia (o l'errore di *stumpa*) può capitare. Anche l'*orrore* ortografico può capitare ("è" verbo senza accento, verbo avere senza l'H quando ci vuole). E' la ripetizione costante di un errore ai danni del Buon Italiano che dà (con l'accento, perché verbo e non proposizione) fastidio! So bene che Word non è proprio il programma più intelligente del mondo. Ma quelle fastidiose sottolineature rosse non sono sempre messe lì per sbaglio...

 
 

 

 L'apostrofo, segno maltrattato.
à delle persone scrivono po e l'altra metà pò!" (Paola Mastrocola, "La scuola spiegata al mio ce una grande verità. Gente, pensiamo un po' quando scriviamo! Che cosa significa la parola "po'"? Significa "poco". Il "co" si perde e come sempre nella Lingua Italiana quando si toglie qualcosa si mette l'apostrofo, non l'accento! Non si mette l'accento su "una" quando lo attacchiamo ad "ape", giusto? Un'ape non ha l'accento. La stessa cosa vale per il po'. Se i cellulari sono ignoranti perché vi fanno scrivere "pò", voi ignorateli e correggete l'errore!
Altro problema dell'apostrofo: dopo "un" l'apostrofo ci va o no? Dipende! Se precede una parola femminile, "un" è ciò che resta di "una" e quindi vuole l'apostrofo. Altrimenti no. Un'ape, un albero, un'arancia, un orologio, un'automobile, un imbuto. Basta pensare: l'apostrofo è messo al posto di qualcos'altro!

Una regola facile, che io dico ai miei alunni, per ricordarlo: l'apostrofo è come una lacrima, che si mette quando qne va.... 

 
  • Gli accenti: un disastro.
    Le regole degli accenti sono difficili (??? Insomma, dài, facciamo cose ben più difficili!), ma basta andare per logica, ed ecco la mia formula preferita per sapere quando una parola monosillaba è accentata e quando no:
    - una parola monosillaba è accentata se può avere due significati diversi (note musicali e nipotini di Paperino esclusi!);
    - si accenta sempre, delle due, quella che è un verbo;
    - se nessuna delle due è un verbo, si accenta quella meno usata;
    - se una parola monosillaba ha solo un significato (oppure può essere anche un nipote di Paperino o una nota musicale) non si accenta mai.
    Ecco un piccolo schema di aiuto:
     

    Suono Parola Non Accentata Parola Accentata
    da da = preposizione (vengo da Milano) dà = voce del verbo dare
    DI di = preposizione (occhi di gatto) dì = l'altra metà del giorno, rispetto alla notte
    do do = voce del verbo dare Non esiste! "Do" non vuole mai l'accento!
    la la = articolo (la mela), pronome (la vedo) là = avverbio di luogo (vado là)
    LI li = pronome (li vedo) lì = avverbio di luogo (vengo lì)
    no no = contrario di sì Non esiste! "No" non vuole mai l'accento!
    po Po (scritto maiuscolo) = fiume d'Italia Non esiste! "Po" non vuole mai l'accento!
    qua qua = avverbio di luogo (vieni qua) Non esiste! "Qua" non vuole mai l'accento!
    qui qui = avverbio di luogo (vieni qui) Non esiste! "Qui" non vuole mai l'accento!
    re re = sovrano Non esiste! "Re" non vuole mai l'accento!
    SA sa = voce del verbo sapere Non esiste! "Sa" non vuole mai l'accento!
    si si = pronome (si vede che sei bravo in Italiano) sì = il contrario di no
    SO so = voce del verbo sapere Non esiste! "So" non vuole mai l'accento!

     

  • Le maiuscole.
    La lettera maiuscola ad inizio parola va sempre messa nei nomi propri di persona (Angela, Alessio...), luogo (Como, Italia, Europa), a inizio frase e quando si deve distinguere tra la "terra" che mettiamo nei vasi per i fiori e tra la "Terra" come pianeta. A mio parere è meglio mettere una maiuscola in più che una in meno. Noi astrofili scriviamo Sole, la gente comune scrive sole. Io personalmente sono stata tacciata di abusare delle maiuscole.
     

  • La Z in zione.
    Ai miei alunni io dico sempre: "Lo Zione vuole una sola Z." In seconda elementare ho fatto disegnare ai bimbi un grande uomo con un indice alzato e sopra un fumetto con scritto: "Sono lo zione e voglio sempre una sola Z!" Azione, trasformazione, impostazione...
     

  • I congiuntivi e i condizionali, "due brutte bestie".
    Difficili? No, basta allenarsi. "Vorrei che fosse già primavera!" "Spero che faccia caldo." "Potrei farlo se ne avessi la voglia." Allora trova la voglia di imparare i verbi!
     


  • Sito di sensibilizzazione alla corretta ortografia della Lingua Italiana.
     

L'Italiano, nella maggior parte dei casi, si scrive come si legge. Le regole da ricordare sono davvero pochissime. In questa pagina un piccolo aiuto per non scrivere più in Italiacano.

  • La presenza della I afona in alcune parole come cielo, cieco, sufficiente, efficiente.
    La frase "La gatta frettolosa fa i gattini cechi" non significa che la gatta ha procreato dei gattini che non ci vedono, ma che sono nati nella Republica Ceca (che un tempo con la Repubblica Slovacca formava la Cecoslovacchia). Il proverbio, un po' crudele, è: "La gatta frettolosa fa i gattini ciechi". Quindi non c'è nulla di male se la gatta fa i gattini cechi (altrimenti come fanno gli abitanti della Repubblica Ceca senza gatti?), fare i gattini ciechi è invece un po' brutto...
     
  • L'apostrofo, segno maltrattato.
    "Non voglio vivere in un mondo in cui metà delle persone scrivono po e l'altra metà pò!" (Paola Mastrocola, "La scuola spiegata al mio cane")
    Questa frase dice una grande verità. Gente, pensiamo un po' quando scriviamo! Che cosa significa la parola "po'"? Significa "poco". Il "co" si perde e come sempre nella Lingua Italiana quando si toglie qualcosa si mette l'apostrofo, non l'accento! Non si mette l'accento su "una" quando lo attacchiamo ad "ape", giusto? Un'ape non ha l'accento. La stessa cosa vale per il po'. Se i cellulari sono ignoranti perché vi fanno scrivere "pò", voi ignorateli e correggete l'errore!

    Altro problema dell'apostrofo: dopo "un" l'apostrofo ci va o no? Dipende! Se precede una parola femminile, "un" è ciò che resta di "una" e quindi vuole l'apostrofo. Altrimenti no. Un'ape, un albero, un'arancia, un orologio, un'automobile, un imbuto. Basta pensare: l'apostrofo è messo al posto di qualcos'altro!

    Una regola facile, che io dico ai miei alunni, per ricordarlo: l'apostrofo è come una lacrima, che si mette quando qualcosa se ne va....
     

    "Dormivo e sognavo che la vita era gioia, mi svegliai e vidi che la vita era servizio. Volli servire e vidi che servire era gioia.
     
  • Gli accenti: un disastro.
    Le regole degli accenti sono difficili (??? Insomma, dài, facciamo cose ben più difficili!), ma basta andare per logica, ed ecco la mia formula preferita per sapere quando una parola monosillaba è accentata e quando no:
    - una parola monosillaba è accentata se può avere due significati diversi (note musicali e nipotini di Paperino esclusi!);
    - si accenta sempre, delle due, quella che è un verbo;
    - se nessuna delle due è un verbo, si accenta quella meno usata;
    - se una parola monosillaba ha solo un significato (oppure può essere anche un nipote di Paperino o una nota musicale) non si accenta mai.
    Ecco un piccolo schema di aiuto:
     
    Suono Parola Non Accentata Parola Accentata
    da da = preposizione (vengo da Milano) dà = voce del verbo dare
    DI di = preposizione (occhi di gatto) dì = l'altra metà del giorno, rispetto alla notte
    do do = voce del verbo dare Non esiste! "Do" non vuole mai l'accento!
    la la = articolo (la mela), pronome (la vedo) là = avverbio di luogo (vado là)
    LI li = pronome (li vedo) lì = avverbio di luogo (vengo lì)
    no no = contrario di sì Non esiste! "No" non vuole mai l'accento!
    po Po (scritto maiuscolo) = fiume d'Italia Non esiste! "Po" non vuole mai l'accento!
    qua qua = avverbio di luogo (vieni qua) Non esiste! "Qua" non vuole mai l'accento!
    qui qui = avverbio di luogo (vieni qui) Non esiste! "Qui" non vuole mai l'accento!
    re re = sovrano Non esiste! "Re" non vuole mai l'accento!
    SA sa = voce del verbo sapere Non esiste! "Sa" non vuole mai l'accento!
    si si = pronome (si vede che sei bravo in Italiano) sì = il contrario di no
    SO so = voce del verbo sapere Non esiste! "So" non vuole mai l'accento!



     

  • Le maiuscole.
    La lettera maiuscola ad inizio parola va sempre messa nei nomi propri di persona (Angela, Alessio...), luogo (Como, Italia, Europa), a inizio frase e quando si deve distinguere tra la "terra" che mettiamo nei vasi per i fiori e tra la "Terra" come pianeta. A mio parere è meglio mettere una maiuscola in più che una in meno. Noi astrofili scriviamo Sole, la gente comune scrive sole. Io personalmente sono stata tacciata di abusare delle maiuscole.
     
  • La Z in zione.
    Ai miei alunni io dico sempre: "Lo Zione vuole una sola Z." In seconda elementare ho fatto disegnare ai bimbi un grande uomo con un indice alzato e sopra un fumetto con scritto: "Sono lo zione e voglio sempre una sola Z!" Azione, trasformazione, impostazione...
     
  • I congiuntivi e i condizionali, "due brutte bestie".fficili? No, basta allenarsi. "Vorrei che fosse già primavera!" "Spero che faccia caldo." "Potrei farlo se ne avessi la voglia." Allora trova la voglia di imparare i verbi!
     


"D'accordo. (Con l'apostrofo, perché significa che abbiamo preso un accordo.) E come la mettiamo coi 'typo' (ovvero gli errori di battitura)?"
I "typo" sono una piaga dello scrivere al computer. Pazienza, un errore di ortografia (o l'errore di *stumpa*) può capitare. Anche l'*orrore* ortografico può capitare ("è" verbo senza accento, verbo avere senza l'H quando ci vuole). E' la ripetizione costante di un errore ai danni del Buon Italiano che dà (con l'accento, perché verbo e non proposizione) fastidio! So bene che Word non è proprio il programma più intelligente del mondo. Ma quelle fastidiose sottolineature rosse non sono sempre messe lì per sbaglio...

Come la mettiamo con il verso degli accenti? Devo scrivere "è" o "é"?
Questo non è semplicissimo per via delle inflessioni dello specifico luogo d'Italia in cui ci si trova. La "é" indica il suono chiuso, la "è" aperto. Visto che comunque questo problema riguarda solo la lingua battuta, perché quando si scrive molto spesso non si differenzia per nulla l'accento, si può adottare questa regola: si usa sempre la "è", tranne su "perché", che vuole la "é" (sì, è una e chiusa, anche se al Nord pronunciamo "perchè" con la e più aperta possibile). Non è un grave errore sbagliare l'inclinazione degli apostrofi.

Se su "è" ci va l'accento, perché quando la scrivi maiuscola metti l'apostrofo?
Perché la "è" maiuscola non è sulla tastiera. Questo non è un vero errore, è una convenzione.
Molte persone mi hanno scritto per prendere le difese della maltrattata "È". A questo proposito vi riporto alcuni trucchi per mettere la "È" se proprio usare "E'" non vi va (sottolineando, comunque, che utilizzare l'apostrofo al posto dell'accento nei caratteri maiuscoli non è un errore).
I caratteri che abbiamo sulla tastiera sono solo una parte della mappa ASCII che i sistemi operativi utilizzano. La "È" è uno di questi caratteri e può essere recuperata in alcuni modi piuttosto semplici:
1) premete ALT+0200 (i numeri 0200 devono essere digitati sul tastierino numerico);
2) utilizzando la "mappa caratteri", un programmino di Windows (ma immagino che ogni sistema operativo abbia il suo equivalente) che permette di visualizzare tutti i caratteri;
3) un semplicissimo copia-incolla da questo testo;
4) se state utilizzando un programma come Writer di OpenOffice o Word di Windows e in questi programmi è stata impostata la correzione automatica della maiuscola a inizio frase, vi basterà scrivere una "è" e poi battero uno spazio: il programma trasformerà in automatico questa "è" in un "È". Questo metodo, comunque, non funziona nei programmi che non hanno questa funzione (Outlook Express, WordPad, ecc.).


Per quanto riguarda chi usa gli apostrofi invece degli accenti?
Sempre meglio del contrario! Chi ha tastiere inglesi non ha le lettere accentate.

Come si fa a capire se una parola "importata" da un'altra lingua è maschile o femminile?
Si ricorre al dizionario! E' un librone grosso con sopra tanta polvere. Come regola dovrebbero essere maschili, ma ormai è entrato nell'uso comune riferirsi *alle* e-mail, in quanto "lettere elettroniche". Soprattutto, le parole inglesi in italiano sono indeclinabili, quindi evitiamo le "s" finali, perché sono un errore: le e-mail, non le e-mails; i film, non i films.

E per "quotare"?
Ci sono tanti bei siti in giro e non c'è bisogno che mi metta a scrivere anch'io una guida per quotare. Sul perché è importante quotare bene vi riporto questa battuta splendida:
    Risposta: Perché incasina l'ordine con cui la gente normalmente legge un messaggio.
    Domanda: Perché quotare sotto dà così fastidio?
    Risposta: Quotare sotto.
    Domanda: Qual è la cosa più seccante su Usenet e in e-mail?

Infine un trucchetto: quando avete finito di rispondere all'e-mail e sotto vi rimangono righe scritte che non vi interessano, basta che premiate SHIFT+CTRL+Fine e poi Canc. In questo modo, nel giro di mezzo secondo, potete far sparire tutto quello che non vi interessa dal punto del cursore fino alla fine della e-mail, alleggerendo molto sia la vista stessa della e-mail, sia il lavoro di chi ancora naviga con il 56K.

La scuola non mi ha insegnato tutte queste cose e io vorrei recuperare... tu dove le hai imparate?
A scuola! E in famiglia, naturalmente. Inoltre serve molto leggere, ci sono in giro tanti bellissimi libri della letteratura italiana e molte buone traduzioni, che possono essere anche prese in prestito gratuitamente presso le biblioteche. Qualche "classico" si trova anche in Internet, sempre gratuito e anche legale (in quanto sono scaduti i diritti d'autore), basta cercare.

Le abbreviazioni?
Sono utili, ma a volte si tende ad abusarne. Si usano tantissimo negli SMS, giustamente. Ma nelle e-mail andrebbero evitate il più possibile, soprattutto quelle che non sono "codificate" nell'uso comune della posta elettronica. Ecco le principali abbreviazioni codificate:
cmq = comunque (parola lunga e che porta sempre un sacco di typo);
BTW = by the way: "già che ci siamo", "comunque", "intanto che mi viene in mente";
ROTFL = rolling on the floor laughing: "scompisciandosi dalle risate";
Per quanto riguarda invece le abbreviazioni dell'Italiano standard c'è una vera e propria serie di regole che andrebbero rispettate: ad esempio l'abbreviazione deve sempre finire con una consonante (per es.; cap.; prof.); se la parola abbreviata è al plurale, la consonante finale va raddoppiata (pagg.; proff.); se si usa una sigla, le lettere vanno tutte maiuscole (SMS; WWW); se le parole abbreviate nella sigla sono plurali, si raddoppia la lettera (FF.SS. = Ferrovie Statali).
Il mio consiglio spassionato è quello di evitare di scrivere in rete come se stesse digitando su un cellulare, usando le "k" al posto del "ch", tagliando talmente tante lettere da rendere la frase una sorta di gioco enigmistico di cattivo gusto.

Ho trovato un errore in questo sito... / Non sono d'accordo su una regola.
Scrivimi

Non so una cosa di Italiano, me la puoi dire?
Certo, se la so. Scrivimi, ne parleremo così altre persone potranno usufrire della spiegazione.

 

 

E se non mi fido di quello che hai scritto in questa pagina?
Liberissimo di farlo. Di questo, però, dovresti fidarti: l'Accademia della Crusca è uno dei principali punti di riferimento per le ricerche sulla lingua italiana.

"Sito pedante..."
Forse, ma credo che l'Italiano sia una gran bella lingua e va preservata come tale. Non sono contro l'evoluzione della lingua, mi va bene che si dica mouse e non topo, riguardo alla periferica del computer, mi va bene che si usino forme come "ok" o "tv". L'evoluzione va bene, l'uccisione no! Infine: nessuno obbliga a visitare questo sito, è solo un consiglio.

 


 Se un uomo non ha il coraggio di difendere le proprie idee, o non vale niente lui, o non valgono niente le sue idee.

Proverbio
Una mela al giorno, muori di fame! 

Riflessione da ragazzi
Mi è bastato vederti da lontano per capire quanto fosse grande la tua bellezza.Mi è bastato vederti da lontano per capire quanto già ti desideravo.Mi è bastato vederti da vicino per capire che da lontano ci vedo proprio male!!



LA ROVINA DEL MONDO SARA' L'INDIFFERENZA, MA CHI SE NE FREGA.


Oggi:Lezione di..... 

Il verso
 

Appunti di Italiano

In poesia il verso è la disposizione delle parole.

Per misurare la lunghezza del verso si devono dividere le parole in sillabe.

Avremo così:

BISILLABO: composto da due sillabe
TERNARIO: composto da tre sillabe
QUATERNARIO: composto da quattro sillabe
QUINARIO: composto da cinque sillabe
SENARIO: composto da sei sillabe
SETTENARIO: composto da sette sillabe
OTTONARIO: composto da otto sillabe
NOVENARIO: composto da nove sillabe
DECASILLABO: composto da dieci sillabe
ENDECASILLABO: composto da undici sillabe 

La rima
Appunti di Italiano

La rima è l’identità a partire dalla vocale accentuata della parte finale della parola.

RIMA BACIATA: quando rimano due versi consecutivi
Schema: AA,BB,CC…
RIMA ALTERNATA: quando il primo verso di una strofa rima con il terzo, il secondo con il quarto
Schema: ABAB…
RIMA INCROCIATA: quando il primo verso di una strofa rima con il quarto,il secondo con il terzo
Schema: ABBA, CDDC…
RIMA INCATENATA: quando in una terzina il primo verso rima con il terzo, il secondo rima con il primo e il terzo della strofa seguente
Schema: ABA,BCB,CDC…

Appunti di Italiano 

La strofa 

La strofa è un gruppo di versi legati da un ritmo e da una rima.

DISTICO = strofa costituita da due versi endecasillabi normalmente a rima baciata.
TERZINA = strofa costituita da tre versi endecasillabi a rima alternata.
QUARTINA = strofa costituita da quattro versi a rima incrociata o incatenata.
OTTAVA o STANZA = strofa costituita da otto versi di endecasillabi; i primi sei a rima alternata e gli ultimi due a rima baciata.

 

VENERDI' 25 GIUGNO
Ecco alcuni modi di presentare il proprio curriculum.
 
1-Voglio divindà un menege cò la a maiuscola
2- Ve chiedo d'esse nfiltratu li a vanga dati vostra
3- Premetto che ciò un grossu bagagliaiu d'esperienza
4- Sò de padre-madre de lingua inglese
5-Comme ve sarrete accorti sò 'nautodidattico
6- il marito de na cugina de vabbo da parte de nonnu paternu facia l'ingegnere
7-L'italiano o conoscio vene e adè già de pochi, e lingue straniere adè scolastiche ma me rrangio cò e mosse


Poesie e analisi
Giacomo Leopardi- Il sabato del villaggio
La donzelletta vien dalla campagna
in sul calar del sole,
col suo fascio dell'erba; e reca in mano
un mazzolin di rose e viole,
onde, siccome suole, ornare ella si appresta
dimani, al dí di festa, il petto e il crine.
Siede con le vicine
su la scala a filar la vecchierella,
incontro là dove si perde il giorno;
e novellando vien del suo buon tempo,
quando ai dí della festa ella si ornava,
ed ancor sana e snella
solea danzar la sera intra di quei
ch'ebbe compagni nell'età piú bella.
Già tutta l'aria imbruna,
torna azzurro il sereno, e tornan l'ombre
giú da' colli e da' tetti,
al biancheggiar della recente luna.
Or la squilla dà segno
della festa che viene;
ed a quel suon diresti che il cor si riconforta.
I fanciulli gridando
su la piazzuola in frotta,
e qua e là saltando,
fanno un lieto romore;
e intanto riede alla sua parca mensa,
fischiando, il zappatore,
e seco pensa al dí del suo riposo.

Poi quando intorno è spenta ogni altra face,
e tutto l'altro tace,
odi il martel picchiare, odi la sega
del legnaiuol, che veglia
nella chiusa bottega alla lucerna,
e s'affretta, e s'adopra
di fornir l'opra anzi al chiarir dell'alba.

Questo di sette è il più gradito giorno,
pien di speme e di gioia:
diman tristezza e noia
recheran l'ore, ed al travaglio usato
ciascuno in suo pensier farà ritorno.

Garzoncello scherzoso,
cotesta età fiorita
è come un giorno d'allegrezza pieno,
giorno chiaro, sereno,
che precorre alla festa di tua vita.
Godi, fanciullo mio; stato soave,
stagion lieta è cotesta.
Altro dirti non vo'; ma la tua festa
ch'anco tardi a venir non ti sia grave.

Analisi della poesia
“Il sabato del villaggio” è un idillo scritto da Giacomo Leopardi. Questo idillo si può dividere in due parti: nella prima parte (dall’inizio fino al verso trentasette) si descrive il sabato in un villaggio; sabato è metafora di giovinezza e questa è l’età delle illusioni; nella seconda parte (dal verso trentotto fino alla fine) avviene una descrizione interiore, la descrizione della domenica; domenica è metafora di età adulta, l’età delle disillusioni.
Nella prima parte sembra che il poeta abbia abbandonato il pessimismo, ma negli ultimi versi della seconda parte si nota che è racchiuso tutto il suo pessimismo.
In questa poesia il poeta ci vuole far capire che il sabato viene vissuto con felicità e gioia, perché si pensa che il giorno seguente è festa. La domenica viene vissuta con noia e tristezza perché già si pensa al giorno seguente e a ciò che ci aspetta, il lavoro.
METRO: cinquantun versi endecasillabi e settenari con rime interne ed esterne libere.
Parafrasi
La fanciulla viene dalla campagna, al tramonto, con l’erba che ha raccolto per i suoi animali; e con in mano un mazzo di rose e viole, con le quali si prepara per ornarsi domani, il giorno di festa, il petto e i capelli.
Una vecchia signora è seduta con le vicine sull’entrata di casa sua a filare, rivolta verso il tramonto; parla della sua giovinezza come se raccontasse una bella favola, e parla di quando anche lei si ornava con i fiori, e ancora sana e snella era solita danzare la sera in mezzo a quelli che furono i suoi compagni di giovinezza.
L’aria si fa scura, e il cielo, che nel crepuscolo era pallido, ora ritorna azzurro cupo e le ombre si allungano, giù dai colli e dai tetti, alla luce della luna appena sorta.

Ora la campana annuncia della festa del giorno seguente; e quel suono sembra confortare il cuore dalle fatiche della settimana.
I fanciulli gridano sulla piazza in gruppo e saltando qua e là fanno un lieto rumore: e intanto torna lo zappatore fischiando, e fra sé e sé pensa al giorno di riposo che lo aspetta.

Poi quando intorno ogni luce è spenta, e tutto tace, sento il martello picchiare, sento la sega del falegname, che lavora nella bottega alla luce di un lume ad olio, e si affretta e si dà da fare per completare il lavoro prima dell’alba.

Questo (sabato) è il più gradito giorno della settimana, pieno di speranza e di gioia: domani tristezza e noia entreranno a far parte della giornata, perché ognuno ritornerà con il pensiero alle fatiche di tutti i giorni che l’indomani riprenderanno.
Fanciullo scherzoso, questa tua età piena di gioia, è come un giorno pieno di allegria, giorno chiaro, sereno, che precede la giovinezza, età felice della tua vita.
Godi fanciullo mio questa condizione, questa è un’età felice.
Non voglio dirti altro; ma non ti dispiaccia se la giovinezza e l’età matura tardano a giungere.
Parafrasi e commento della poesia ''Veglia''
 
Un'intera nottata
buttato vicino
a un compagno
massacrato
con la sua bocca
digrignata
volta al plenilunio
con la congestione
delle sue mani
penetrata
nel mio silenzio
ho scritto
lettere piene d'amore

Non sono mai stato
tanto
attaccato alla vita

Cima Quattro il 23 dicembre 1915

Parafrasi
Il poeta ha passato tutta la notte vicino ad un compagno morto, con la bocca aperta in un ghigno di sofferenza che guarda la luna, con il gonfiore che penetra nel suo silenzio e ha scritto lettere piene d'amore
Non è mai stato tanto legato alla vita.
Commento
I versi di questa poesia descrivono una notte passata dal poeta al fronte accanto al corpo di un compagno ucciso, con il viso sfigurato dal dolore, le mani irrigidite nella morte. La reazione del poeta è una ribellione disperata al destino di morte, un prorompente sentimento di attaccamento alla vita: non solo alla propria vita personale, ma a quella che è un bene comune, un
diritto fondamentale di tutti gli uomini.
"Con le labbra ritratte in modo da mostrare i denti in una sorta di smorfia feroce",
"Il gonfiore e il colore violaceo delle mani, provocati dalla morte", sono immagini sconvolgenti, penetrate profondamente nell'animo del poeta

 

 
Poesia: Lavandare
Nel campo mezzo grigio e mezzo nero
resta un aratro senza buoi che pare
dimenticato, tra il vapor leggero.

E cadenzato dalla gora viene
lo sciabordare delle lavandare
con tonfi spessi e lunghe cantilene:

Il vento soffia e nevica la frasca,
e tu non torni ancora al tuo paese!
quando partisti, come son rimasta!
come l’aratro in mezzo alla maggese

Analisi della poesia
La poesia “lavandare”, tratta il delicato tema dell’abbandono e della solitudine. Descrive la figura di un aratro abbandonato da chissà chi in mezzo ad un campo, passando poi al rumore delle donne che lavano i panni, e chiudendo infine con i loro canti. Il componimento può essere più correttamente chiamato madrigale, in quanto la sua lettura risulta estremamente musicale, e tratta di elementi pastorali. “Lavandare” è una poesia composta da due terzine e una quartina con versi endecasillabi, e rime alternate; ciascuna strofa ha una particolare caratteristica: la terzina iniziale è statica, non descrive nessun tipo di azione, ed è pervasa da sensazioni visive che l’autore comunica attraverso l’accurata scelta di vocaboli e di figure retoriche come in questo caso l’enjambement presente nel secondo e terzo verso “pare/dimenticato”, che in un certo senso, costringe a proseguire con maggior interesse la lettura del componimento. Nella seconda terzina invece, prevalgono sensazioni di tipo acustico indotte soprattutto dalle numerose onomatopeiche che attribuiscono alla strofa un ritmo cadenzato molto particolare scandito proprio da parole come “sciabordare” e “tonfi” che anche se non sono propriamente onomatopeiche sembrano riprodurre rumori. Questa terzina è risulta essere dinamica in quanto le rime al mezzo contribuiscono a velocizzare e scandire il ritmo della strofa. La terza ed ultima quartina può essere definita drammatica perché riporta un triste canto di amore e nostalgia e il ritmo sembra improvvisamente rallentato, effetto dato dalle “e”, dalla quantità delle “r” e delle “s”, e dalla sostituzione di rime alternate con assonanze come “frasca e rimasta”.

VENERDI' 18 giugno 2010
Mittete a caminà suppe la costa, camina più a sana che a zzoppa; mittete a caminà gioppe la piana, camina più a zzoppa che a sana
Mettiti a camminare in salita, cammina più la gamba sana della zoppa; mettiti a camminare in pianura, cammina più la zoppa che la sana. (Quando gli affari sono facili, i mascalzoni precedeno i galantuomini).

 
GIOVEDI' 24 GIUGNO
Tutti sanno quanto sia difficile trovare un lavoro. E' molto importante il curriculum e il modo di presentarsi 
1-Voglio divindà un menege cò la a maiuscola
2- Ve chiedo d'esse nfiltratu li a vanga dati vostra
3- Premetto che ciò un grossu bagagliaiu d'esperienza
4- Sò de padre-madre de lingua inglese
5-Comme ve sarrete accorti sò 'nautodidattico
6- il marito de na cugina de vabbo da parte de nonnu paternu facia l'ingegnere
7-L'italiano o conoscio vene e adè già de pochi, e lingue straniere adè scolastiche ma me rrangio cò e mosse

Approfondimento storico con cena e spettacolo
1812: la laicizzazione della società marchigiana come gran parte di quella del sud Italia ad opera del governo napoleonico non trova l’appoggio popolare. Le nuove leggi non sono accettate. Gli ideali spesso traditi. I volontari all’arma ormai sono ridotti al lumicino. Si cerca una forzatura col sistema della coscrizione obbligatoria. Molti i giovani che disertano ed alcuni di loro addirittura si formano in bande di briganti. Nella circoscrizione del Musone opera una di queste bande: quella capeggiata dall’appignanese Pietro Masi detto Bellente. Con il continuo rischio di morte, braccati dalla gendarmeria che li vuole decapitati alla ghigliottina, amati dal popolo, protetti da nobili e prelati che si servono delle loro malefatte per minare il potere giacobino, i giovani briganti rappresentano i contrasti di un periodo storico di grandi stravolgimenti e contraddizioni. La città di Appignano racconterà in tre serate le gioie e le paure di una comunità. La piazza sarà un grande desco dove il pubblico gusterà le specialità gastronomiche dell’epoca assistendo alla rappresentazione scenica della storia di Bellente e della sua banda.
 
Cenni Storici
Con l’annessione al Regno d’Italia avvenuta il 2 Aprile 1808, veniva introdotta anche nel territorio marchigiano la legge sulla coscrizione obbligatoria. Entrata in vigore nella Repubblica Italiana il 13 agosto 1802, fortemente voluta dal vicepresidente Melzi e ispirata alla normativa in vigore in Francia, la legge perseguiva l’obiettivo di potenziare un esercito basato fino ad allora sull’arruolamento volontario e, indirettamente, di conferire prestigio e autonomia alla Repubblica. In realtà l’applicazione della legge creò molti problemi al regime napoleonico e fu continuamente riformata nel tentativo di arginare i fenomeni di renitenza e i conseguenti problemi di ordine pubblico causati da disertori e coscritti refrattari. Anche nel Dipartimento del Musone, di cui capoluogo fu Macerata, i giovani coscritti spesso non si presentavano e si disperdevano nelle campagne conducendo una vita raminga e ai limiti della legalità formando, spesso, bande di insorgenti. A capo di una di queste bande di insorgenti c’era Pietro Masi detto Bellente, giovane appignanese. Ben presto le sue gesta divennero leggenda e, per quanto non paragonabili ad altri briganti del sud Italia, ancora oggi di lui ne rimane un vivo ritratto popolare che lo vuole eroe impavido e romantico, tenero e spietato allo stesso tempo, generoso e quindi amato dalla gente. Bellente il brigante è una cena con ricette dell’800 che si consumerà all’aperto, nella piazza del Municipio di Appignano, dove verrà rappresentata in costume la storia di Pietro Masi e della sua banda. Il pubblico sarà seduto al desco popolare mentre attorno ad esso si svilupperanno le vicende di una comunità, quella appignanese del 1812, confusa tra i retaggi del vecchio potere papalino e le contraddizioni del nuovo ordine politico dello stato napoleonico. Spesso le comunità rurali, più ancorate alla tradizione, scelsero di aderire alle bande degli insorgenti per difendere il loro mondo antico che moriva sotto i colpi delle truppe francesi. Combatterono una guerra disperata, senza nessuna possibilità di vittoria, guidate da giovani capi, come Pietro Masi, che forse non erano in grado di capire la portata della loro rivolta, ma che con il loro sacrificio testimoniarono un mondo che moriva sotto i colpi del modernismo. Una ribellione dimenticata per troppo tempo e ora riproposta grazie ad un accurato approfondimento storico che fa riemergere alle nostra memoria fatti e personaggi realmente esistiti che evidenzieranno ancora una volta come le faide tra i potenti e gli sconvolgimenti storici siano sempre costellati dai sacrifici della gente più povera e semplice.
Maurizio Serafini e Luciano Monceri

Per prenotazioni

L'ingresso è riservato solo a chi ha la prenotazione per la cena (€ 35 cena e spettacolo). Per ogni replica l'ingresso é consentito solo a 180 persone. A spettacolo iniziato non sarà più permesso l'accesso.
Orari Ore 20,45 Accoglienza  Ore 21,15 Inizio cena e spettacolo
Prenotazione prolocoappignano@alice.it.

La prenotazione sarà valida solo dopo aver effettuato  il versamento entro il 26/06/2010  a mezzo:
- contanti presso la Pro Loco;
- bonifico bancario presso: Banca delle Marche spa  filiale Appignano Iban: IT 51 Q 06055 68810 000000003267;
- vaglia postale intestato alla Pro Loco di Appignano, Piazza Umberto I, 62010 Appignano
E' possibile prenotare:
- presso la Pro Loco di Appignano in Piazza Umberto I (Tel. 338 7878472 - Maurizio);
- via web, inviando una mail a:

 
BELLENTE IL BRIGANTE
Una produzione di:
COMUNE DI APPIGNANO
PRO LOCO DI APPIGNANO
Con il patrocinio di:
REGIONE MARCHE
PROVINCIA DI MACERATA
Organizzazione:
ARTE NOMADE

Coordinamento tecnico:
PRO LOCO DI APPIGNANO
Sceneggiatura e ricerca storica:
MAURIZIO SERAFINI
LUCIANO MONCERI
Musica:
VINCANTO
Grafica:
LUCIANO MONCERI

Fotografia:
MASSIMO ZANCONI FOTO CMR
Costumi:
ANTONINA SCADUTO

Scenografie:

PAOLA CICCARELLI
GPS Macerata
Luci e impianti:
TONICO SERVICE

Catering:
LORD BYRON
Regia:
MAURIZIO SERAFINI
LUCIANO MONCERI


Domenica 20 giugno 2010 
Leopardi, Giacomo - Il sabato del villaggio
La donzelletta vien dalla campagna
in sul calar del sole,
col suo fascio dell'erba; e reca in mano
un mazzolin di rose e viole,
onde, siccome suole, ornare ella si appresta
dimani, al dí di festa, il petto e il crine.
Siede con le vicine
su la scala a filar la vecchierella,
incontro là dove si perde il giorno;
e novellando vien del suo buon tempo,
quando ai dí della festa ella si ornava,
ed ancor sana e snella
solea danzar la sera intra di quei
ch'ebbe compagni nell'età piú bella.
Già tutta l'aria imbruna,
torna azzurro il sereno, e tornan l'ombre
giú da' colli e da' tetti,
al biancheggiar della recente luna.
Or la squilla dà segno
della festa che viene;
ed a quel suon diresti che il cor si riconforta.
I fanciulli gridando
su la piazzuola in frotta,
e qua e là saltando,
fanno un lieto romore;
e intanto riede alla sua parca mensa,
fischiando, il zappatore,
e seco pensa al dí del suo riposo.

Poi quando intorno è spenta ogni altra face,
e tutto l'altro tace,
odi il martel picchiare, odi la sega
del legnaiuol, che veglia
nella chiusa bottega alla lucerna,
e s'affretta, e s'adopra
di fornir l'opra anzi al chiarir dell'alba.

Questo di sette è il più gradito giorno,
pien di speme e di gioia:
diman tristezza e noia
recheran l'ore, ed al travaglio usato
ciascuno in suo pensier farà ritorno.

Garzoncello scherzoso,
cotesta età fiorita
è come un giorno d'allegrezza pieno,
giorno chiaro, sereno,
che precorre alla festa di tua vita.
Godi, fanciullo mio; stato soave,
stagion lieta è cotesta.
Altro dirti non vo'; ma la tua festa
ch'anco tardi a venir non ti sia grave.

Analisi della poesia
“Il sabato del villaggio” è un idillo scritto da Giacomo Leopardi. Questo idillo si può dividere in due parti: nella prima parte (dall’inizio fino al verso trentasette) si descrive il sabato in un villaggio; sabato è metafora di giovinezza e questa è l’età delle illusioni; nella seconda parte (dal verso trentotto fino alla fine) avviene una descrizione interiore, la descrizione della domenica; domenica è metafora di età adulta, l’età delle disillusioni.
Nella prima parte sembra che il poeta abbia abbandonato il pessimismo, ma negli ultimi versi della seconda parte si nota che è racchiuso tutto il suo pessimismo.
In questa poesia il poeta ci vuole far capire che il sabato viene vissuto con felicità e gioia, perché si pensa che il giorno seguente è festa. La domenica viene vissuta con noia e tristezza perché già si pensa al giorno seguente e a ciò che ci aspetta, il lavoro.

METRO: cinquantun versi endecasillabi e settenari con rime interne ed esterne libere.

Parafrasi
La fanciulla viene dalla campagna, al tramonto, con l’erba che ha raccolto per i suoi animali; e con in mano un mazzo di rose e viole, con le quali si prepara per ornarsi domani, il giorno di festa, il petto e i capelli.
Una vecchia signora è seduta con le vicine sull’entrata di casa sua a filare, rivolta verso il tramonto; parla della sua giovinezza come se raccontasse una bella favola, e parla di quando anche lei si ornava con i fiori, e ancora sana e snella era solita danzare la sera in mezzo a quelli che furono i suoi compagni di giovinezza.
L’aria si fa scura, e il cielo, che nel crepuscolo era pallido, ora ritorna azzurro cupo e le ombre si allungano, giù dai colli e dai tetti, alla luce della luna appena sorta.

Ora la campana annuncia della festa del giorno seguente; e quel suono sembra confortare il cuore dalle fatiche della settimana.
I fanciulli gridano sulla piazza in gruppo e saltando qua e là fanno un lieto rumore: e intanto torna lo zappatore fischiando, e fra sé e sé pensa al giorno di riposo che lo aspetta.

Poi quando intorno ogni luce è spenta, e tutto tace, sento il martello picchiare, sento la sega del falegname, che lavora nella bottega alla luce di un lume ad olio, e si affretta e si dà da fare per completare il lavoro prima dell’alba.

Questo (sabato) è il più gradito giorno della settimana, pieno di speranza e di gioia: domani tristezza e noia entreranno a far parte della giornata, perché ognuno ritornerà con il pensiero alle fatiche di tutti i giorni che l’indomani riprenderanno.
Fanciullo scherzoso, questa tua età piena di gioia, è come un giorno pieno di allegria, giorno chiaro, sereno, che precede la giovinezza, età felice della tua vita.
Godi fanciullo mio questa condizione, questa è un’età felice.
Non voglio dirti altro; ma non ti dispiaccia se la giovinezza e l’età matura tardano a giungere.
Parafrasi e commento della poesia ''Veglia'' Un'intera nottata
buttato vicino
a un compagno
massacrato
con la sua bocca
digrignata
volta al plenilunio
con la congestione
delle sue mani
penetrata
nel mio silenzio
ho scritto
lettere piene d'amore

Non sono mai stato
tanto
attaccato alla vita
Cima Quattro il 23 dicembre 1915
Parafrasi
Il poeta ha passato tutta la notte vicino ad un compagno morto, con la bocca aperta in un ghigno di sofferenza che guarda la luna, con il gonfiore che penetra nel suo silenzio e ha scritto lettere piene d'amore
Non è mai stato tanto legato alla vita.
Commento
I versi di questa poesia descrivono una notte passata dal poeta al fronte accanto al corpo di un compagno ucciso, con il viso sfigurato dal dolore, le mani irrigidite nella morte. La reazione del poeta è una ribellione disperata al destino di morte, un prorompente sentimento di attaccamento alla vita: non solo alla propria vita personale, ma a quella che è un bene comune, un diritto fondamentale di tutti gli uomini.
"Con le labbra ritratte in modo da mostrare i denti in una sorta di smorfia feroce",
"Il gonfiore e il colore violaceo delle mani, provocati dalla morte", sono immagini sconvolgenti, penetrate profondamente nell'animo del poeta
Poesia : Lavandare
Nel campo mezzo grigio e mezzo nero
resta un aratro senza buoi che pare
dimenticato, tra il vapor leggero.
E cadenzato dalla gora viene
lo sciabordare delle lavandare
con tonfi spessi e lunghe cantilene:
Il vento soffia e nevica la frasca,
e tu non torni ancora al tuo paese!
quando partisti, come son rimasta!
come l’aratro in mezzo alla maggese.
La poesia “lavandare”, tratta il delicato tema dell’abbandono e della solitudine. Descrive la figura di un aratro abbandonato da chissà chi in mezzo ad un campo, passando poi al rumore delle donne che lavano i panni, e chiudendo infine con i loro canti.Il componimento può essere più correttamente chiamato madrigale, in quanto la sua lettura risulta estremamente musicale, e tratta di elementi pastorali. “Lavandare” è una poesia composta da due terzine e una quartina con versi endecasillabi, e rime alternate; ciascuna strofa ha una particolare caratteristica: la terzina iniziale è statica, non descrive nessun tipo di azione, ed è pervasa da sensazioni visive che l’autore comunica attraverso l’accurata scelta di vocaboli e di figure retoriche come in questo caso l’enjambement presente nel secondo e terzo verso “pare/dimenticato”, che in un certo senso, costringe a proseguire con maggior interesse la lettura del componimento. Nella seconda terzina invece, prevalgono sensazioni di tipo acustico indotte soprattutto dalle numerose onomatopeiche che attribuiscono alla strofa un ritmo cadenzato molto particolare scandito proprio da parole come “sciabordare” e “tonfi” che anche se non sono propriamente onomatopeiche sembrano riprodurre rumori. Questa terzina è risulta essere dinamica in quanto le rime al mezzo contribuiscono a velocizzare e scandire il ritmo della strofa. La terza ed ultima quartina può essere definita drammatica perché riporta un triste canto di amore e nostalgia e il ritmo sembra improvvisamente rallentato, effetto dato dalle “e”, dalla quantità delle “r” e delle “s”, e dalla sostituzione di rime alternate con assonanze come “frasca e rimasta”.


17 giugno 2010

Giovannino di G.Pascoli
In una breccia, allo smorir del cielo,
vidi un fanciullo pallido e dimesso.
Il fior caduto ravvisò lo stelo;
io nel fanciullo ravvisai me stesso.
Ci rivedemmo all'ultimo riflesso;
e sì, l'uno dell'altro ebbe pietà.
Gli dissi: - Tu sei qui solo soletto:
un mucchiarello d'alga presso il mare.
Hai visto un chiuso, e tu non hai più tetto;
di là c'è gente, e tu vorresti entrare.
Oh! quella casa è senza focolare:
non c'è, fuor che silenzio, altro, di là. -
Scosse i capelli biondi di su gli occhi.
- No! - mi rispose: - là c'è il camposanto.
Tua madre ti riprende sui ginocchi;
tu ti rivedi i fratellini accanto.
Si trova un bacio quando qui s'è pianto;
si trova quello che smarrimmo qui. -
- O fior caduto alla mia vita nuova! -
io rispondeva, - o raggio del mattino!
Io persi quello che non più si trova,
e vano è stato il lungo mio cammino.
A notte io vedo, stanco pellegrino,
che deviai su l'alba del mio dì!
Felice te che a quello che rimpiango,
così da presso, al limitar, rimani! -
- Misero me, che fuori ne rimango,
così lontano come i più lontani!
Alla porta che s'apre alzo le mani,
ma tu sai ch'io... non posso entrarvi più.
S'apre a tant'altri gracili fanciulli,
addormentati sui lor lunghi temi,
addormentati in mezzo ai lor trastulli;
s'apre appena e si chiude e par che tremi:
assai se, là, venir tra i crisantemi
vedo la rossa veste di Gesù!... -
Macerata, 14 giugno 2010 - La Lube Under 18 è campione d’Italia. La squadra allenata da Gianni Rosichini e Giacomo Giganti ha centrato questo importante obiettivo nella fase conclusiva della competizione nazionale che si è disputata a Cagliari battendo in finale la Sisley e regalando al settore giovanile biancorosso un importante scudetto che arriva a distanza di tre anni da quel magnifico 2007 che vide la società cuciniera laurearsi campione nazionale nelle categorie Under 20 e Under 14, conquistare la Boy League.Per la società biancorossa si tratta del nono tricolore giovanile della sua storia: una bacheca ricchissima e prestigiosa, che soltanto poche altre società italiane possono vantare, a testimonianza del grande interesse con cui la società cuciniera cura il proprio vivaio di atleti, costruendo con attenzione e meticolosità degli ottimi pallavolisti, sicuri protagonisti del futuro.L’avventura in terra di Sardegna, però, era iniziata con una sonante sconfitta rimediata all’esordio nel girone eliminatorio proprio ad opera di Treviso (0-3: 12-25, 20-25, 10-25), poi però i giovani biancorossi hanno infilato una serie di vittorie mietendo vittime illustri e poi la semifinale vinta con punteggio nettissimo (25-19, 25-12, 25-22) sui ragazzi di Castellana Grotte.Gara al cardiopalma, invece, la finalissima, che ha visto i maceratesi portarsi con autorità sul punteggio di due set a zero in proprio favore, per poi subire il ritorno dei veneti e chiudere successivamente, in maniera decisamente netta, in un tie break praticamente senza storia. I parziali: 25-21, 25-22, 19-25, 16-25, 15-7."E’ il mio sesto tricolore con il settore giovanile della Lube - commenta Gianni Rosichini - e lo ritengo personalmente il più bello perché conquistato con una squadra di un anno e mezzo più piccola rispetto alle altre. Una finale bellissima nella quale sul doppio vantaggio abbiamo pagato qualche errore di troppo e soprattutto il rientro in partita dei nostri avversari. Grandissimo il tie break nel quale i ragazzi non hanno lasciato scampo alla Sisley grazie a una prestazione eccezionale. Uno scudetto che corona una stagione incredibile in quanto questa squadra ha già stravinto il campionato di Serie D con quattro giornate di anticipo. Il futuro di questi giovani? Se continuano a lavorare con impegno e umiltà avranno sicuramente un discreto avvenire".

 

Ecco i campioni d’Italia accompagnati dal dirigente Vincenzo Grazzi, dal fisioterapista Marco Frontaloni e da Enrico Macssaccesi collaboratore tecnico: Bernardo Calistri, Alessandro Catalini, Jacopo Cenci, Federico De Giorgi, Enrico Diamantini, Leonardo Evangelisti, Mattia Forconi, Tommaso Grassi, Pier Paolo Partenio, Luigi Randazzo, Simmaco Tartaglione, Riccardo Valla.

BELLENTE IL BRIGANTE
 
IV edizione  2 -3 -4 Luglio 2010 - Piazza del Municipio
Saranno serate indimenticabili ad Appignano di Macerata nella piazza del Municipio.  Oltre 70 attori, figuranti, musicisti e ballerini in costume rappresenteranno la storia di Pietro Masi detto il Bellente e della sua banda a non più di 180 spettatori comodamente seduti a tavola a cena con ricette della tradizione locale dell’800,  consumate e servite nelle tipiche stoviglie di terracotta tornite a mano dagli artigiani locali.
L’incontro con il Bellente può essere fatale! E’ difficile sottrarsi al fascino di un personaggio semplice del popolo che è riuscito a lasciare una traccia indelebile nella memoria tramandata più che sulle pagine dei libri di storia “ufficiale”. Come in ogni storia popolare che si rispetti non sono i giudizi storici o politici a contare quanto piuttosto il tributo di coraggio ed il pedaggio della sofferenza. Il concetto del brigante è tutto speciale, tutto proprio e conforme alle condizioni e alle disposizioni degli animi e tutto da scoprire.


  • EVENTI a CINGOLI
  • Mongolfiere sul Balcone

    Si organizza per il 25-26-27 giugno 2010 Cingoli (MC) Balcone delle Marche la quarta edizione 'Mongolfiere sul Balcone' – raduno di mongolfiere, Cingoli (MC).
    Spettacolo unico a livello regionale, dove si possono prenotare i voli turistici in mongolfiera per uno o più passeggeri.
    I voli si possono prenotare direttamente al n° di cell 3285513344 e si suddividono in due parti. i voli della mattina (ore 07:00 circa, l'orario varia a seconda delle condizioni climatiche) e i voli della sera (ore 18:30 circa).
    Da quest’anno, il volo serale di domenica 27 giugno, sara’ possibile acquistarlo  direttamente nel check - point posto nelle vicinanze del punto di partenza delle mongolfiere, senza nessuna prenotazione anticipata! Altra novita’ del 2010 sara' il volo ancorato su mongolfiera! (per provare il brivido del volo, per vedere la propria città dall’alto,  un enorme mongolfiera effettuerà voli ascensionali comandati da un pilota autorizzato, innalzandosi e trasportando nel cesto 2/3 persone per volta, unitamente al comandante pilota).  Per chi avesse ancora qualche dubbio si possono effettuare i voli con l'Elitaxi bButterfly
    (un'elicottero vi farà sorvolare l'area e osservare dall'alto uno dei borghi più belli d'Italia e il suo indimenticabile panorama che lo rende unico!!!)
  • Festa di S.Antonio il 02 luglio 2010 a Cingoli (MC)
  • Arte nel Verde il 02 luglio 2010 a Cingoli (MC) 
       Corsa dei Carrioli dal 05 al 06 luglio 2010 a Cingoli (MC)
  • Favolescion il 07 luglio 2010 a Cingoli (MC)
  • Torneo di tennis "Balcone delle Marche" dal 08 al 16 luglio 2010 a Cingoli (MC)
  • Esposizione Nazionale Canina il 12 luglio 2010 a Cingoli (MC)
  • La bruschetta per il centro storico il 16 luglio 2010 a Cingoli (MC)
  • Sfilata di moda "Balcone della Moda" il 01 agosto 2010 a Cingoli (MC)
  • Sfilata in costumi ottocenteschi il 10 agosto 2010 a Cingoli (MC) 
  •  
  • EVENTI a MONTECASSIANO         Palio dei Terzieri
    Il Palio dei Terzieri è la rievocazione storica che assume la sua denominazione dal nome degli antichi borghinei quali era suddiviso Montecassiano durante il Medioevo.
    Ambientato nella matà del 1400, il Palio vuole essere non soltanto un momento di aggregazione popolare, ma soprattutto occasione di riscoperta e di valorizzazione del Comune di Montecassiano, del suo territorio e della sua identità culturale.
    L'occasione che ha dato vita alla rievocazione, risale al 18 ottobre 1418, alloquando Montecassiano, dopo alterne vicende politiche, elesse dodici uomini appartenenti ai terzieri, per riformare gli antichi Statuti del Comune, con facoltà di correggerli e modificarli sotto il controllo dell'autorità ecclesiastica.
    Nell'edizione moderna, il paese e le contrade sono stati ripartiti in funzione di un ideale appartenenza agli antichi terzieri di San Salvatore (Colori bianco/rosso), San Nicolò (giallo/azzurro), San Michele (verde/nero).
    Il Palio si svolge tutti gli anni dalla terza alla quarta domenica di luglio.
     
  • Eventi a Treia 

Disfida del bracciale

Il 3 di agosto nell’arena “C. Didimi” si svolge una gara, in costume, dell’antico gioco del pallone al bracciale. La palla di cuoio viene colpita e rimandata con un manicotto di legno coperto di punte arrotondate.

 

Macerata, 9 giugno 2010 - Doppia fumata nera per l’elezione del rettore dell’Università di Macerata. Nè la prima votazione (che si è svolta in mattinata) né la seconda (conclusasi alle 17,30) hanno sciolto il nodo di chi tra Luigi Lacché e Antonella Paolini guiderà l'ateneo nei prossimi quattro anni. Si rivota, quindi, domani mattina dalle 10 alle 12,30 con le stesse modalità (per l'elezione serve quindi la maggioranza assoluta). In caso di esito negativo, nel pomeriggio dalle 15 alle 17,30 si procederà al ballottaggio dei due candidati che hanno riportato il maggior numero di voti.Nella prima tornata Lacchè ha raccolto 160 voti, di cui 153 espressi da docenti, ricercatori e rappresentanti degli studenti e 7 dal personale tecnico amministrativo, il cui voto è conteggiato al 10 per cento; 155 voti, invece, per la Paolini, di cui 136 espressi dal primo gruppo e 19 dal secondo; 30 in tutto le schede bianche, 11 le nulle, 1 voto per Alberto Febbrajo e due voti del personale tecnico amministrativo per Francesco Adornato. Nella seconda votazione, la maggioranza relativa se l'è aggiudicata Antonella Paolini che ha raccolto 165 preferenze, di cui 147 espresse da docenti, ricercatori e rappresentanti degli studenti e  18 dal personale tecnico amministrativo (177 votanti) il cui voto vale il dieci per cento; 162 i voti per Lacchè, di cui 156 espressi dal primo gruppo e 6 dal secondo (60 votanti). Tre le schede nulle, un voto per Rino Froldi e uno per Roberto Mancini.Il rettore è eletto tra i professori di prima fascia, dura in carica quattro anni accademici e non può essere rieletto consecutivamente più di una volta. Gli aventi diritto al voto sono i professori di ruolo e fuori ruolo (169), i ricercatori e gli assistenti ordinari del ruolo ad esaurimento (156), i rappresentanti degli studenti in Senato, Consiglio di amministrazione e consiglio degli studenti (10) e il personale tecnico amministrativo (330), il cui voto è computato nel 10 per cento di quelli espressi
10 giugno 2010-E' Luigi Lacchè il nuovo rettore dell'Università di Macerata.
MUSICULTURA
Macerata, 11 giugno 2010 - Ci sarà anche Pino Daniele alla kermesse finale di Musicultura. L’artista napoletano regalerà la sua testimonianza artistica al Festival maceratese domenica 20 giugno, con un set preparato ad hoc, che unirà la forza dell’emozione al fascino della raffinatezza. Prima di volare negli Stati Uniti, a Chicago, dove parteciperà al 'Crossroad Guitar Festival', sul palco dell’Arena Sferisterio Daniele sarà insignito del 'Premio Unimarche', l’onorificienza che le università di Macerata e Camerino, insieme a Musicultura, riservano ad artisti italiani e internazionali la cui opera, per bellezza e profondità, ha lasciato un solco nel tempo.Come si ricorderà, negli anni scorsi sono stati premiati, tra gli altri, Donovan, Odetta, Sllomon Burke, Franco Battiato e Gino Paoli. Musicultura "ringrazia di cuore Pino Daniele che, dopo aver fatto parte del comitato artistico di garanzia, si appresta a calcare, per la prima volta, il palco del festival". Quella dell’artista è una voce che "ti porta in cielo, ma sa cos’è l’inferno", espressione di una vera e propria rivoluzione dei testi, che ha mescolato idiomi diversi, l’uso di termini e modi di dire catturati dalla vita di tutti i giorni. I biglietti per le serate finali di Musicultura (18,19 e 20 giugno) possono essere acquistati nella biglietteria dei teatri di Macerata, in piazza Mazzini 10 (tel. 0733-230735 begin_of_the_skype_highlighting              0733-230735      end_of_the_skype_highlighting begin_of_the_skype_highlighting              0733-230735      end_of_the_skype_highlighting begin_of_the_skype_highlighting              0733-230735      end_of_the_skype_highlighting boxoffice@sferisterio.it) e nelle filiali della Banca Popolare di Ancona, oltre che sulla pagina internet www.vivaticket.it. Tutte le informazioni su: www.musicultura.it.
PELLEGRINAGGIO MACERATA-LORETO
Macerata, 10 giugno 2010 - Giunge quest'anno alla 32esima edizione il pellegrinaggio a piedi Macerata-Loreto. A presentare l'evento è stato Carlo Cammoranesi, responsabile dell'Ufficio Stampa del Pellegrinaggio, che ha ricordato i particolari dell'appuntamento per domani 12 giugno, allo Stadio Helvia Recina. L'inizio del gesto è previsto per le 20,30, con la Santa Messa celebrata dal Cardinale Carlo Caffarra, Arcivescovo di Bologna.Tra le testimonianze in programma quella della responsabile del Meeting Point International, l'ugandese Rose Busingye, che svolge la sua opera di infermiera specializzata nell'assistenza e nell'educazione di malati affetti di Aids, e del volontario Avsi ad Haiti Alberto Reggiori. Tra gli ospiti certa la presenza dell'attrice e debuttante regista Claudia Koll, che ha maturato in questi anni un interesse particolare per la storia dei pellegrinaggi, e soprattutto per la Macerata-Loreto, decidendo di girare un film tratto dal libro di Karol Wojtyla 'La bottega dell'orefice' e di filmare alcune scene al pellegrinaggio marchigiano.Numerosi i pullman prenotati: è stata superata quota 150 (solo 50 da Milano). I volontari impegnati saranno 2.500, provenienti non solo dalle Marche ma anche da Emilia Romagna, Lombardia e Abruzzo. Numeri importanti anche per il sito www.pellegrinaggio.org: 6.000 visite nel mese di maggio con 26.000 pagine visualizzate. Verranno inoltre raccolte offerte, attraverso la colletta della mattina a Loreto, per sostenere le spese del restauro della Casa di Maria a Nazaret, cementando così il rapporto con i luoghi della Terra Santa.Tra gli ospiti, del vescovo di Chia (Colombia) Mons. Hector Cubillos. Nella stessa Colombia, in contemporanea con la Santa Messa allo Stadio di Macerata, in sei città sarà celebrata una cerimonia liturgica in comunione con il pellegrinaggio. L'allestimento allo stadio è iniziato mercoledì 9 giugno, subito dopo la finale del Torneo Primavera di calcio.

PROVINCIA:SI RITORNA ALLE URNE
Macerata, 12 giugno 2010 - "Al momento non esistono le condizioni perché la Lam rinunci a far eseguire la sentenza del Consiglio di Stato". Sono le parole che Luigi Gentilucci, leader della Lega Autonomie Municipali, ha pronunciato oggi in conferenza stampa, chiudendo così ogni spiraglio per evitare il ritorno alle urne
PELLEGRINAGGIO MACERATA- LORETO
Macerata, 13 giugno 2010 - Erano 90 mila i fedeli che hanno partecipato, la notte scorsa, al Pellegrinaggio a piedi Macerata-Loreto, fra i tanti, vi è  una donna di piccola statura Rosa Busingye, fondatrice del Meeting Point Kampala Association, ma la sua presenza invade il palco. Il suo volto nero, nella notte del pellegrinaggio non può che richiamare alla mente il volto della Madonna nera di Loreto. La voce tremolante di questa volontaria con la commossa testimonianza del suo lavoro quotidiano in Uganda con pazienti affetti da Aids e malattie infettive ha dato ufficialmente inizio al gesto di apertura. “Mi prendevo cura ogni giorno di 2000 pazienti e 2500 orfani e mi sembrava che lavorassi per gli altri. Poi però mi sono accorta che ad un certo punto nulla  andava bene e neanche quei pazienti erano felici del mio aiuto. Sono ripartita e ho comiciato a vivere veramente solo quando ho saputo rispondere alla domanda chi sono. Sono diventata libera appartenendo. Quando sono in crisi è stato perchè pensavo che tutto dipendesse da me poi mi sono accorta di appartenere ai malati.Questa sera vi voglio comunicare la commozione sconfinata per esistenza di ciascuno.”

Ad ascoltarla in prima fila le autorità ecclesiastiche con i vescovi Claudio Giuliodori, Giancarlo Vecerrica, ideatore del pellegrinaggio in scarpe da tennis, Luigi Conti e Francesco Brugnaro oltre al vescovo colombiano Cubillos e al Cardinale Carlo Caffarra. Molti anche i rappresentanti politici: il Presidente della Provincia Franco Capponi , il suo vice Antonio Pettinari, il sindaco del Comune di Macerata Romano Carancini , i sindaci di molti comuni maceratesi e ancora i consiglieri regionali Francesco Massi e Angelo Sciapichetti, Mario Cavallaro e Salvatore Piscitelli. Anche Claudia Koll ha preso posto tra le autorità, seduta a fianco di una suora. ”Affido il mio film alla Madonna” ha detto l’attrice che in questi anni ha maturato un interesse particolare per la storia dei pellegrinaggi, e soprattutto per la Macerata-Loreto, decidendo di girare un film tratto dal libro di Karol Wojtyla “La bottega dell’orefice” e di filmare alcune scene della marcia verso Loreto.

 

Molti i messaggi arrivati per salutare i pellegrini. E’ stato il vescovo Giuliodori a leggere il messaggio di Marcello Lippi e degli azzurri, applaudito con calore dai pellegrini e il telegramma di Papa Benedetto XVI che ha richiamato l’attenzione dei pellegrini sulla straordinaria figura di Padre Matteo Ricci.
Si è rivolto ai giovani il Cardinale Carlo Cafarra, Arcivescovo di Bologna nella sua omelia: “Arriverà il momento questa notte in cui vi sentirete stanchi, vi faranno male i piedi. E allora sei tentato di fermarti. E pensi che non ce la fai più a portare la croce di una malattia o di una grave sofferenza, che non sopporti più i tuoi genitori, che stai consumando i tuoi giorni perchè non ti impegni nel lavoro o nello studio, che non riesci a non avere rapporti sessuali colla tua ragazza prima del matrimonio. Cari fratelli: Cristo è tutto. E’ la via, è la meta, è la forza che ci fa camminare.” Al termine della celebrazione lo stadio gremito di gente si vuota sorprendentemente in pochi minuti. Il desiderio di partire prende il sopravvento e il cammino, per la trentaduesima volta, inizia.

Nomine  nella Diocesi
Macerata, 14 giugno 2010 - Volge al termine l’anno sacerdotale indetto da Papa Benedetto XVI e la diocesi ha celebra ieri la ricorrenza con la messa presieduta dal Vescovo Giuliodori nella Cattedrale di San Giuliano. Dodici mesi vissuti con particolare intensità nelle Vicarie di Macerata–Tolentino–Recanati-Cingoli-Treia attraverso vari appuntamenti ispirati al modello indicato per questo anno speciale, San Giovanni Maria Vianney, a partire dal depliant creato per la consueta benedizione delle famiglie: proprio al Santo Curato d’Ars, infatti, è stata dedicata la preghiera proposta dai sacerdoti alle 'piccole Chiese domestiche' della nostra diocesi.Non è mancata inoltre la partecipazione del clero diocesano alla messa celebrata dal Santo Padre venerdì 11 giugno in piazza San Pietro. "Comprendere la grandezza e bellezza del ministero sacerdotale", chiedere "insistentemente perdono a Dio e alle persone coinvolte" per gli abusi, "diventare grati per il dono" del sacerdozio e "prendersi cura degli uomini", condividendo le loro preoccupazioni: questi i cardini dell’omelia del Papa.Il presbiterio della Diocesi ha vissuto intensamente l’Anno Sacerdotale, riflettendo e pregando. In questo contesto, il vescovo, dopo aver condiviso criteri e prospettive con il Consiglio presbiterale e dopo aver consultato ogni singolo sacerdote interessato, ha reso noti ieri sera i nuovi incarichi. I cambiamenti avverranno nel corso dei prossimi mesi.Ecco le nomine: nomina di Parroco: Pietro Spernanzoni, parroco di San Flaviano e di Sant’Agostino-San Domenico di Recanati (resta Vicario Generale); Don Egidio Tittarelli, parroco dell’Immacolata - Macerata (resta Vicario Pastorale); Don Gianni Carraro, parroco di San Catervo - Tolentino; Don Natale Branchesi, parroco di San Giovanni Battista - Appignano; Don Francesco Cocilova, parroco del Sacro Cuore - Macerata; Don Sergio Fraticelli Parroco dello Spirito Santo - Tolentino.Don Pietro Parisse, parroco della Madre di Dio - Macerata; Don Pietro Carnevali, parroco di San Michele e S. Maria della Pace - Macerata; Don Ubaldo Biagioli, parroco di Maria SS. Addolorata - Recanati; Don Ariel Veloz Mendez, parroco di S. Ubaldo - Passo di Treia Don Paulo Matassa, parroco di S. Maria Assunta (Troviggiano) e Amministratore di Sant’Elena (Avenale) - Cingoli; don Quinto Lombi, parroco del Sacro Cuore - Pollenza Stazione; Don Moises Carias Ochoa, parroco della Madonna delle Grazie e collaboratore Parrocchia Spirito Santo - Tolentino.Don Stephen Diesta, parroco di San Biagio (Montefiore) e dei Santi Francesco e Eurosia (Bagnolo) - Recanati; Don Miguel Teruel, parroco di San Vittore di Cingoli e collaboratore a Cingoli. Nomina di Vicario parrocchiale: Don Mario Terruso, vicario parrocchiale San Michele e S. Maria della Pace; Don Francisco Parragas, vicario SS. Annunziata - Treia; Don Lorenzo Di Re, Vicario parrocchiale Santa Croce - Macerata; Don Peter Susai, vicario parrocchiale Appignano e collaboratore Vicaria di Treia; Don Alejandro Parrilla, vicario parrocchiale Sant’Agostino e San Domenico - Recanati; Don Igino Tartabini, vicario Parrocchiale S. Maria in Montemorello - Recanati e responsabile diocesano oratori.Altri incarichi: Don Mauricio Lara, Direttore Ufficio Liturgico Diocesano; Don Attilio Marinsalti, ministero dell’esorcismo; Don Mario Ramaccioni, collaboratore Santa Croce - Macerata; Don Giulio Borsini, collaboratore Vicaria di Recanati; Don Silvano Attilio, Tempo sabbatico - Collaboratore Santuario Mater Misericordiae; Don Frediano Salvucci, Tempo sabbatico. Disponibili per la missione: Don Giacomo Ippolito Fidei Donum; Don Wilmer Arias Fidei Donum; Don Krzysztof Strzelecki Fidei Donum; Don Nicola Papa Fidei Donum e Segretario Commissione storica P. Matteo Ricci. 




Il Presidente Gilberto Sacchi ripresenta l'Associazione socio culturale  Agorà1991.
Da sx:Lucia Feliziani, Giulia Mariani Maria Chiara Fiorani, Gilberto Sacchi, Andrea Tartari.  




Un pubblico numeroso assiste alla rappresentazione della commedia in tre atti  "Addru che terremotu" della Compagnia teatrale Fabiano Valenti di Treia.




Il momento del taglio del nastro da parte di Alberta Farabollini e Benito Mazzuferi.
Il nastro è tenuto da Giulia Mariani e Andrea Tartari



Le "mascherine" della serata.
La prima da sx: Arianna Acqua.

 
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